mercoledì 29 ottobre 2014

Joan Jonas ha conquistato l'Hangar Bicocca


Non l’avremmo più lasciata andare via. Joan Jonas, piccolo folletto bianco, ci ha stregato ancora una volta con Reanimation, un progetto nato nel 2010 e ripensato due anni fa per Documenta, ora rivisitato e arricchito per Hangar Bicocca, accogliendo l’invito di Andrea Lissoni a esibirsi in occasione della mostra Light Time Tales.

Io nei suoi gesti e nella sua voce mi sono letteralmente perso, non saprei dirvi nemmeno quanto è durata la performance perché è bastato un attimo per sentirmi proiettato in una dimensione lontana e atemporale. Sono stati gli applausi di chi mi circondava a farmi capire che la magia si era interrotta, e allora mi sono unito alla doverosa standing ovation. Il minimo che potessi fare per restituire a Joan parte della forza vitale che mi aveva appena regalato.

Joan-Jonas-performance
Joan Jonas, Reanimation, 2014, performance alla Fondazione Hangar Bicocca (Foto: Matteo Scarpellini)
Ho seguito le sue mani piccole e nervose rincorrere con tenacia i contorni delle immagini proiettate, in modo sempre più frenetico ma al tempo stesso controllato, sapiente, come per catturarle prima che sbiadissero e lasciassero il posto alle altre. Una geografia di segni che sembravano scaturire da una sorta di rituale, presto trasformatosi in danza. Eccola allora trasformarsi in uno sciamano: vestita di maschere tribali si muove e agita strumenti come per evocare spiriti primordiali. Il suo è un viaggio verso le origini dell’umanità ed è lì che ci ha portati tutti, rendendoci inermi e senza risparmiarsi.

Ad accompagnarla lo strepitoso Jason Moran, affascinante plasmatore di suoni nel rincorrere i movimenti dell’artista con pianoforte e sintetizzatore.
In una parola: magnetici.


Guarda l'intervista a Joan Jonas:


venerdì 24 ottobre 2014

Dopo l'affaire McCarthy è iniziata ieri FIAC

Da Londra a Parigi senza passare dal via! Questa settimana tocca alla capitale francese entrare nel mirino di collezionisti e appassionati di arte contemporanea. Ha aperto ieri (e chiuderà domenica 26) FIAC, fra le fiere internazionali quella più in crescita negli ultimi tre anni, accompagnata dalla sorella minore (OFF)ICIELLE, che presenterà i migliori artisti emergenti.
Ecco una breve selezione di quello che troverete in città oltre la fiera e anche nei giorni seguenti.

Non c’è visita a Parigi che non includa in agenda una visita al Palais de Tokyo, che propone una collettiva intitolata Inside. Nomen Omen, dato che la mostra prevede opere di tipo installativo all’interno delle quali il visitatore è chiamato a entrare per un viaggio metaforico e rischioso. Fra gli artisti scelti: Christian Boltanski, Nathalie Djurberg & Hans Berg e Bruce Nauman. Insomma non proprio gli ultimi arrivati.

© Numen/For Use, Tape Tokyo. (2013) Photo : Junpei Kato courtesy Spiral/Wacoal Art Center
Alla Fondation Louis Vuitton si parla di architettura, con una mostra su Frank Gehry (tutto in famiglia, insomma) che va a completare la grande retrospettiva curata in contemporanea dal Centre Pompidou. Sempre al Beaubourg vi segnalo la mostra su Latifa Echakhch, vincitrice del Prix Marcel Duchamp lo scorso anno. A Milano l’avrete forse vista alla galleria Kauffmann Repetto. 

Altro appuntamento imperdibile alla Fondation Cartier pour l’art contemporain che presenta l’installazione site-specific dell’artista argentino Guillermo Kuitca, nata da un’idea di David Lynch, sempre più richiesto e un po’ prezzemolino negli ultimi mesi. Meritatamente. 

Guillermo Kuitca, disegno preparatorio per Les Habitants @ Fondation Cartier, 2014 © l'artista
Per gli amanti della videoarte l’appuntamento è prima di tutto al Jeu de Paume: Inventing the Possible è una selezione dei più interessanti e attivi artisti del genere. Al Musée d'art et d'histoire du Judaïsme è di scena l’artista israeliana Nira Pereg, con la sofisticata installazione dei due video Abraham Abraham e Sarah Sarah, girati presso la grotta dei patriarchi a Hébron in Cisgiordania.  

Per gli appassionati di arte africana, dopo la full immersione alla fiera londinese 1:54 consiglio l’evento Le Maroc Contemporain curato da l’Institut du monde Arabe, che prevede anche concerti, danze, conferenze e proiezioni.

FIAC esiste dentro e fuori la fiera grazie al progetto Hors les Murs, con interventi di diversi artisti contemporanei collocati nei siti storici del cuore di Parigi. Dove trovare le installazioni? Jardin des Tuileries, Jardin des Plantes e diversi spazi del Muséum national d’Histoire naturelle (Grande Galerie de l’Evolution, Grandes Serres e Ménagerie), Berges de Seine, metre vi ho già detto cosa penso dell’episodio accaduto all’opera di McCarthy a Place Vendôme. Fra gli eventi performativi è in programma anche la presenza di Joan Jonas, che martedì sera ha stregato l’Hangar Bicocca.

Tutte le info sulla fiera qui, bonne visite! 

martedì 21 ottobre 2014

Due intensissimi giorni a Londra per Frieze raccontati da un'amica


Ahimé non sono stato a Londra per Frieze, ma fortunatamente ho i miei personalissimi corrispondenti! Condivido quindi con voi il report scritto da Rischa Paterlini, che da diversi anni si occupa della collezione del mio amico Giuseppe Iannaccone, di cui vi ho già parlato. Direi che è il minimo, dato che è anche "colpa" loro se sono diventato collezionista!
Ecco il racconto di Rischa:

Appena atterrata all'aeroporto di London City, neppure il tempo di posare la valigia e mi si presentano due giorni no-stop full of art tra Frieze, fiere satellite, musei, case d’asta e gallerie da visitare. Di buon'ora faccio tappa alla Royal Academy of Arts per la grandiosa personale dedicata all’artista tedesco Anselm Kiefer. L’opera site-specific Ages of the World è un’esperienza incredibile. Ti ci puoi avvicinare così tanto che puoi sentirne l’odore, puoi sentire il peso del mondo sopra di te e puoi persino ascoltarla.

Anselm Kiefer, Ages of the world, 2014

Anselm Kiefer, The Language of the Birds, 2013
Passo a visitare il Turner Prize, prestigioso premio assegnato a un artista britannico sotto i cinquant'anni. I finalisti propongono progetti tra fotografia e video, installazioni e serigrafie. Vincerà il migliore il 1 dicembre ma personalmente, ad esclusione del lavoro di Duncan Campbell, non trovo nulla di così sconvolgente e così decido di tuffarmi nelle vedute di Turner dei primi dell'Ottocento al piano inferiore. Un diamante per i miei occhi che finalmente riescono a vedere nuova luce. Si è fatto mezzogiorno, varco i cancelli di Regent's Park: la terza edizione di Frieze Masters è lì. La giovane fiera offre il meglio dell'arte antica e moderna, determinando chiari spunti di riflessione sull'arte contemporanea. Tra antiche sculture lignee e tanta arte italiana mi si presenta uno spazio fuori dal tempo nello stand della Helly Nahmad Gallery: sulle pareti opere di Picasso, Mirò, Fontana, Burri, Morandi e un de Chirico del 1927 da perdere il fiato. Il tutto serve a creare uno spazio fittizio appartenuto a Corrado N. o più semplicemente "Il Collezionista". Un tuffo nel passato che sa tanto di futuro.
De Chirico @ Helly Nahmad Gallery per Frieze Masters
Dopo pranzo mi lascio coinvolgere dalla main fair che, con le sue 162 gallerie provenienti da tutto il mondo, è la regina della settimana artistica londinese. Le opere sono tante e in una ipotetica classifica inserisco al primo posto lo scultore Michael Dean, presente in ben due stand, alla galleria Supportico Lopez di Berlino di proprietà di due italiani e alla Herald St. Gallery di Londra. Sculture realizzate in cemento trasformate in opere sensuali e vive tanto che ti vien voglia di farti abbracciare. Ancora in classifica l'artista Luc Tuymans, presentato dalla Zeno X Gallery, la più importante galleria europea dedita alla pittura e che ben presto in Galleria ad Anversa presenterà nuovi lavori dell’italianissimo Pietro Roccasalva. Non solo opere, ma anche la simpatia dei galleristi della Antoine Levy Gallery di Parigi che non appena mi vedono mi presentano una spettacolare quanto poetica anteprima del nuovo catalogo di Francesco Gennari. Un libro d’artista che farà molto parlare di sé e che verrà presentato ufficialmente il prossimo venerdì nel loro stand presso la FIAC di Parigi. La sera, dopo aver visitato la fiera satellite Sunday che non rapisce i miei pensieri, mi dirigo con un’amica nel mio ristorante preferito. Vera cucina indiana a due passi dal centro.

Michael Dean, nnhnhn (working title), 2013
È di nuovo giorno e dopo colazione mi dirigo in New Bond Street nella sede di Sotheby’s a curiosare tra le tante opere esposte. Ripasso dalla fiere per rivedermi alcune opere e uscendo passo per il giardino all'inglese di Regent's Park, spazio di esposizione pubblica, con le grandi sculture divertenti e colorate protagoniste di numerosi selfie, in stretto dialogo con piante secolari, cespugli intagliati e fiori autunnali. Nel pomeriggio visito due mostre che meriterebbero ben più di una semplice citazione: la personale di Andro Wekua intitolata Some Pheasants in Singularity alla Spruth Magers LondonWangechi Mutu con il suo show dal titolo impronunciabile Nguva na Nyoka da Victoria Miro. Per non perdermi niente corro anche alla Serpentine Gallery dove troppo concettualismo rende la mostra davvero non classificabile. E’ deludente anche l’ultima tappa della giornata: la mostra alla Saatchi Gallery, Pangaea: New Art from Africa and Latin America, dove i continui riferimenti all’arte americana e all'arte passata non riescono a emozionare e a dire qualcosa di nuovo. Peccato, un’altra occasione persa.

Due giorni vissuti intensamente in una Londra che è tappa fondamentale per chi ama l’arte e che offre alla velocità della luce qualità e originalità.


domenica 19 ottobre 2014

Performance di Joan Jonas martedì 21 ottobre: un altro appuntamento imperdibile di Hangar Bicocca

Gli ingredienti perché la nuova mostra all’Hangar Bicocca si riveli ancora una volta eccezionale ci sono tutti. Uno: la protagonista, Joan Jonas (1936, New York) è stata ed è tuttora una figura essenziale per la nascita e lo sviluppo della videoarte e della performing art, la cui indagine interessa proprio l’interazione tra corpo fisico e corpo rappresentato. Il prossimo anno rappresenterà gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. Due: quella dell’Hangar è la prima grande personale ospitata in Italia da un’istituzione e non da una galleria. E dico grande perché con Light Time Tales presenta dieci installazioni e dieci video monocanale, tra cui uno pensato proprio per la mostra.


Joan-Jonas-Reanimation

Tre, la ciliegina sulla torta: l’opera Reanimation, che martedì 21 ottobre alle 21.00 diventerà lo spunto per una performance dove Joan Jonas sarà affiancata dal pianista e compositore jazz Jason Moran. Sarà un dialogo aperto tra i due: ai movimenti dell’artista, alle proiezioni video e agli oggetti di scena si accosteranno momenti di pura improvvisazione musicale in cui Moran avrà a disposizione pianoforte, mixer e drum machine. Il tema è tratto dallo scritto del 1968 di Halldór Laxness, Under the Glacier, dove vengono indagati alcuni aspetti miracolosi del mondo naturale.

Joan-Jonas-Reanimation

Appuntamento quindi da non perdere quello di martedì. Gli altri video in mostra saranno spenti per poter assistere alla performance, ma per quelli avete tempo fino al primo febbraio 2015.
Tutte le info cliccando qui.

Joan Jonas. Light Time Tales
a cura di Andrea Lissoni
dal 2 ottobre 2014 al 1 febbraio 2015
Hangar Bicocca
Milano, Via Chiese 2
www.hangarbicocca.org

Paul McCarthy scandalizza ancora. A Parigi in Place Vendôme

L’artista americano Paul McCarthy continua a essere considerato un bad boy, nonostante i 69 anni ormai suonati. L’ultimo episodio che lo riguarda risale a giovedì scorso, quando si trovava a Parigi, in Place Vendôme per installare il contributo pensato per FIAC: una monumentale scultura gonfiabile verde, intitolata Tree, che da molti non è stata però interpretata come un albero. Qualche occhio raffinato l’ha definita un omaggio alle forme di Brancusi, ma i più sono rimasti scandalizzati, ritenendola un’offesa all’eleganza della piazza e accusandola di somigliare più a un sex toy che un’opera d’arte.

Paul McCarthy, Tree (2014)
Via: @HauserWirth su Twitter
Fin qui niente di strano: accusare l’arte contemporanea di essere volgare, inopportuna e irrispettosa è diventato quasi uno sport. Quello che mi sconvolge è che la protesta non si è mossa per vie pacifiche, attraverso comitati, raccolte firme e quant’altro, ma il povero McCarthy - che peraltro è noto per installazioni ben più provocatorie - è stato aggredito fisicamente da un passante che urlando si lamentava sia dell’offesa all’estetica della piazza, sia del fatto che l’artista non fosse francese. Ecco, il nazionalismo dei cugini d’oltralpe mi era noto, ma mi pare in questo caso si possa parlare di mitomane…

L''opera Tree di Paul McCarthy sgonfiata nella notte di ieri
(via Repubblica.it)






Come se non bastasse, è notizia di ieri che la scultura è stata sgonfiata nella notte. I soliti maligni diranno che era tutto preparato e che il comitato organizzatore di FIAC ne approfitterà per concentrare l’attenzione sulla fiera che aprirà giovedì 23. Io penso invece che si tratti di un gioco mal interpretato, sintomo di un’ottusità che sinceramente mi rattrista un po’, soprattutto in un paese che vanta di essere laico e culturalmente aperto. Non mi sembra, come qualcuno ha detto, che l’opera offenda la tradizione dell’albero di Natale e nemmeno che possa sconvolgere lo sguardo dei minori perché le forme sono astratte e per niente esplicite. Certo, McCarthy gioca da sempre sull’ambiguità e credo sia proprio questa la sua forza. D’altronde non è una delle funzioni dell’arte quella di scuotere e suscitare interrogativi? Eppure il provocatore si è arreso: non monterà nessun nuovo albero in Place Vendôme. Il perbenismo, ahimè, batte l'arte contemporanea. Almeno per questa volta.

mercoledì 15 ottobre 2014

Inizia oggi il tour de force delle fiere con la Frieze Art Week a Londra

Le fiere di arte contemporanea sono indubbiamente fra gli appuntamenti più golosi nell’agenda di un artoholic, a maggior ragione se si tratta di un collezionista. Una città che ospiti un tale evento diventa come un luna park per un bambino: ogni desiderio sembra diventare realtà. I compratori compulsivi hanno a loro disposizione una selezione delle gallerie più in vista che presentano i loro artisti migliori, chi vuole scoprire nuovi talenti può scommettere sulle proposte più giovani; gli appassionati trovano talk e incontri dove approfondire le novità del mercato e non solo; per gli amanti di storia dell’arte spesso i musei allestiscono le loro migliori mostre, e così via.



Da oggi a sabato (attenzione, la fiera domenica è chiusa) tocca a Londra con Frieze. Ecco quindi una selezione di quello che consiglio di visitare nell'incredibile caleidoscopio offerto da questa settimana:

Live è una nuova ambiziosa iniziativa dedicata alle installazioni performative che coinvolgerà sei diversi stand con opere site-specific e altri spazi fuori e dentro la Fiera. Ecco i nomi di artisti e galleristi coinvolti: Robert Breer (gb agency, Parigi), Franz Erhard Walther (Galerie Jocelyn Wolff, Parigi), Tamara Henderson (Rodeo, Istanbul), Adam Linder (Silberkuppe, Berlino), Shanzhai Biennial (Project Native Informant, Londra), UNITED BROTHERS (Green Tea Gallery, Iwaki).

A proposito di viaggi e culture extraeuropee torna per la seconda edizione (e raddoppia gli spazi) 1:54, la fiera dedicata all'arte contemporanea africana alla Somerset House. 27 gallerie e più di 100 artisti, un fitto programma di incontri e conversazioni e un'opera di Hassan Hajjaj (Marocco, 1960) pensata per l'occasione.


Il Barbican ha commissionato un'opera per lo spazio The Curve all'artista Walead Beshty (Londra, 1976 - vive e lavora a Los Angeles). L'artista ha scelto di riempire il muro con 12.000 cianotipie ottenute fotografando oggetti del proprio studio e posizionando i risultati in ordine cronologico. Una sorta di linea del tempo che inizia con l'ottobre 2013 e arriva alla fine del settembre scorso, quando Beshty ha concluso l'esperienza di residenza d'artista proprio presso il Barbican.

Walead Beshty

Nella mia lista non può mancare un po' di Iran quindi vi segnalo il talk di domenica 19 alle 12.00 al British Museum con Sara Rahbar che parlerà delle due opere in fase di acquisizione da parte del Museo. Vale la pena restare almeno un giorno oltre la fiera per conoscere questa artista che ha coniugato la cultura del Medio Oriente con quella Occidentale attraverso l'arte tessile: ricami e artefatti tipici dell'Asia Centrale sono cuciti alla bandiera degli USA, stimolando la riflessione sul fallimento dell'idea di "terra promessa" e sui traumi della guerra.

Sara Rahbar
Per ultima, ma non certo per importanza, ricordo la Serpentine Sackler Gallery che presenta una ricca personale di Cerith Wyn Evans (1958) e che come di consueto ha commissionato un intervento nel parco che la circonda, scegliendo quest'anno l'artista francese Bertrand Lavier. Grande omaggio alla storia del readymade, la fontana di Lavier è un colorato aggrovigliarsi di canne d'acqua che stride ironicamente tanto con la facciata della Serpentine quanto con le linee precise del ristorande progettato da Zaha Hadid.


Cerith Wyn Evans


Tutte le info su friezelondon.com
Enjoy!
 

lunedì 13 ottobre 2014

Ritratto di donne: Chantal Joffe e Alessandra Ariatti a Reggio Emilia per Maramotti

Quando si parla di arte contemporanea i primi critici, curatori e direttori di musei sono i collezionisti: è grazie al loro occhio attento che molti artisti fanno strada, è il loro sostegno (non solo economico) a muovere il sistema più di quanto spesso facciano le istituzioni.
Non sto parlando ovviamente di me, ma di una raccolta storica che ormai dal 2007 è diventata museo e offre ogni anno un ricco programma di mostre e appuntamenti. Si tratta della Collezione Maramotti, ospitata a Reggio Emilia nella sede storica della società Max Mara e visitabile gratuitamente. Sabato ha inaugurato una mostra che mi sembra interessante dove Chantal Joffe e Alessandra Ariatti sono invitate al confronto. 


Ritratto di donne @ Collezione Maramotti, installation view

Note entrambe per aver fatto del ritratto il fulcro della loro produzione, le due artiste risultano in realtà molto distanti.  
Alessandra Ariatti ha intitolato il suo gruppo di opere Legami, sottolineando ciò che del ritratto più le interessa: la profondità psicologica e l'intensità dell’interrelazione umana, indagate per mezzo di una precisione iper-fotografica soprattutto dei volti.

Alessandra Ariatti, Senza titolo, 1997 © and Courtesy the Artist
I soggetti di Chantal Joffe sono al contrario personaggi isolati e solitari che riempiono a tutto campo la tela e lasciano poco spazio alla definizione degli ambienti. Con la sua pennellata decisa e disinvolta, ormai riconoscibilissima, descrive personaggi femminili dall’identità ambigua e complessa. In questa serie di lavori si ispira intenzionalmente ai dipinti sulla pubertà di Edvard Munch, scegliendo come soggetto la nipote adolescente e i suoi occhi sfuggenti e misteriosi.

Chantal Joffe, Moll, 2010, Courtesy the Artist and Victoria Miro Gallery, London, © Chantal Joffe
Sguardi che cercano un contatto nei nuclei familiari di Alessandra Ariatti versus la giovane e indifferente Moll, unica protagonista dei quattro dipinti di Chantal Joffe, ma le differenze non finiscono qui. Mentre l’artista italiana lavora con un procedimento più tradizionale, meditato e intenso quasi fosse una ritrattista rinascimentale (per i nuclei familiari presentati in Legami ha impiegato quasi quattro anni di lavoro), l’americana sceglie una pittura all over, emozionalmente densa e rapida, con un gusto decorativo del colore che quasi ricorda i tessuti di Matisse.

Insomma, due visioni e due tecniche agli antipodi che dimostrano come il genere più antico della storia possa ancora essere d’impatto in età contemporanea. Io propendo decisamente per Chantal Joffe, anche se non è un'artista che seguo, per la sottile sensazione di disagio provocata dai suoi personaggi talvolta estremi e borderline. Ma questa è solo l'opinione di un collezionista...


Ritratto di donne
Alessandra Ariatti - Legami | Chantal Joffe - Moll
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66 - Reggio Emilia 
dal 12 ottobre 2014 al 12 aprile 2015
www.collezionemaramotti.org








giovedì 9 ottobre 2014

Tra certezze e splendide sorprese: Maloberti, Cytter e Kimsooja alla galleria Raffaella Cortese

Ero troppo curioso di visitare il nuovo spazio di Raffaella Cortese, che ormai ha reso via Stradella una route des arts, con ben tre vetrine dedicate ciascuna a una mostra diversa. Così mi sono gettato a capofitto alla scoperta della personale di Marcello Maloberti, che è molto più di una mostra: è un vero autoritratto. Marcello è presente con tutti gli elementi della sua ricerca, dal tavolo che ricorda la famosa fotografia in cui aveva nascosto la nonna sotto il tavolo (Casa, 1993) e che ora nasconde delle improbabili aranciate arabe come le merende sotto il banco di scuola, ai faldoni che raccolgono 220 pensieri scritti a mano e raccolti in cartelline di plastica da sfogliare rigorosamente con i guanti. Ho subito pensato che questa scelta nascondesse il desiderio di volerci far maneggiare con cura le sue riflessioni. Mi sono perso nella lettura di queste frasi, brevi e incisive quasi come gli status di Facebook. Dentro c’è di tutto: dalla cultura alta al non sense, dall’artistico al personale, dal futile al necessario: “Il mio lavoro nasce da uno spavento”, “Lascia che la materia si pieghi come vuole, non stringere troppo”, “Prima o poi tutti fanno un testa coda” e così via fino all’aforisma per eccellenza, tradotto nella scritta al neon che invade tutta la parete di fondo: “Non fare alla rosa quello che la rosa non vuole fare”. Una auto-citazione estrapolata da una conversazione con Pier Paolo Calzolari che invita a non tradire la natura delle persone e che mi sento di sottoscrivere.

Marcello Maloberti, Casa, 1993
Per entrare definitivamente nella testa di Maloberti bisogna però aprirne la “scatola nera” che, fuor di metafora, è un vero e proprio contenitore in cui l’artista ha raccolto una segretissima selezione di citazioni, un libro d’artista conservato gelosamente da Raffaella Cortese e mostrato solo ai più curiosi. E certo io non potevo esimermi!
 
Marcello @ Raffaella Cortese, installation view
Dal civico 4 sono passato poi al 7, la sede storica, per la mostra di Keren Cytter, artista di Tel Aviv che non conoscevo molto. L’allestimento è molto intimo e accogliente, con i tendaggi di pelle bianca dipinta che introducono al film Siren come fossero un sipario. Iniziata la visione, lo stato d’animo cambia: la narrazione è volutamente disorientante, con la sua mancanza di linearità, e attraverso ripetizioni e flash back racconta la storia di un amore non corrisposto, la cui colonna sonora, anch'essa interrotta e ripresa più volte, è Song to the Siren di Tim Buckley. Un lavoro toccante.

Keren Cytter, Siren @ Raffaella Cortese, installation view
Ciliegina sulla torta l’artista coreana Kimsooja (al civico 1) che torna a farci sognare condensando in due lightbox la forza cromatica del progetto che ha tolto il fiato a chiunque alla scorsa Biennale di Venezia. Ricordate quel padiglione ai Giardini in cui si era invitati a a percorrere lo spazio illuminato a piedi scalzi, in assoluta contemplazione del proprio respiro, per poi a entrare in una stanza buia e completamente ovattata? I più smemorati possono guardare il video e poi non perdere la mostra da Raffaella Cortese che va avanti fino al 13 novembre.



Kimsooja @ Raffaella Cortese, installation view


RAFFAELLA CORTESE
Kimsooja / Marcello Maloberti / Keren Cytter 
fino al 13 novembre 2014

Milano, Via Stradella 1, 4, 7

www.galleriaraffaellacortese.com

mercoledì 8 ottobre 2014

Dieci anni di arte contemporanea con AMACI

Sarebbe bello essere ubiqui sabato 11 ottobre: per chi come me non è mai sazio di arte sarà un giorno da vera maratona grazie all’associazione AMACI, che da dieci anni organizza in tutta Italia la Giornata del contemporaneo. 26 musei e oltre 1000 sedi espositive apriranno gratuitamente al pubblico inaugurando nuove mostre e proponendo laboratori, eventi e conferenze di approfondimento.

Per realizzare l’immagine guida di questa edizione è stato chiamato Adrian Paci, artista albanese di nascita ma italianissimo d’adozione, con lo scopo di focalizzare l’attenzione sul tema di quest’anno: l’arte intesa come ricchezza per la società e come strumento per trascendere i confini (fisici e culturali) fra i diversi paesi. Ecco dunque Greeters, la foto scelta dall'artista per raccontare il tema del viaggio e del distacco: sono due ragazzi che salutano, forse perché stanno partendo, ma il loro gesto è congelato nel fermo immagine, come se schiacciassimo il tasto "pausa" nel bel mezzo di un video di ricordi. Sono due estranei, ma diventano improvvisamente familiari, incrociando il loro sguardo con il nostro, invitandoci al dialogo. Allo stesso modo la Giornata del Contemporaneo, con le sue porte aperte nei principali musei italiani, invita ad accostarsi al mondo dell’arte anche e soprattutto chi pensa di non comprenderla, chi ne ha soggezione o la sottovaluta.


Adrian Paci, Greeters, 2014
Molti saranno gli spazi che inaugureranno per l’occasione e il programma è davvero fittissimo, vi invito a consultarlo per scegliere l'evento più vicino a voi. Io di certo non perderò l’apertura della mostra GLITCH al PAC, che indaga le interferenze tra arte e cinema, attraverso le opere di artisti italiani delle ultime generazioni, volte a esplorare le relazioni di linguaggio e contesto tra due diversi mondi. Spero anche di riuscire a fare un salto al Castello di Rivoli per la mostra di Sophie Calle, che presenta un progetto interamente site-specific per le sale auliche al secondo piano della Residenza Sabauda.

Mi piacerebbe avere una di queste giornate almeno una volta a settimana... intanto buona maratona a tutti!

domenica 5 ottobre 2014

Un pomeriggio a Bergamo per Luigi Ontani

Annunciazione, 1973
Una mostra di sola fotografia, qualche incursione nella cultura indiana e lui, Luigi Ontani, artista che ho imparato a conoscere e ad amare grazie a Claudia Gian Ferrari. Tutti ottimi motivi per andare alla GAMeC di Bergamo a visitare la mostra personale curata da Giacinto di Pietrantonio che ha inaugurato lo scorso giovedì. Già il titolo della mostra rivela la travolgente ironia dell’artista: “Er” “Simulacrum” “Amò” è un gioco linguistico nato dal nome della città che la ospita, Bergamo, da cui Ontani ha eliminato la “B” e la “g”. Fra le sillabe rimaste è collocata la parola Simulàcrum, che rimanda all’immagine intesa come apparenza e al meccanismo dell’imitazione e del travestimento. Un gioco al confine fra verità e finzione che da quarant’anni è il leitmotiv della sua poetica. 


La mostra raccoglie un'accurata selezione di opere fotografiche che attraversano tutta la sua carriera, ma Ontani non è un fotografo. La fotografia è piuttosto lo strumento prediletto per documentare le sue performance artistiche, ispirate ai tableaux vivants realizzati durante la rivoluzione francese e tornati in voga nei salotti della Roma di inizio XX secolo, ma anche alle interpretazioni viventi dei Vangeli diffuse nel Medioevo o ai trionfi allegorici rinascimentali e barocchi.

Meditazione après de la Tour, 1970
© Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma
Al secondo piano della GAMeC vediamo quindi il suo corpo trasformarsi di sala in sala negli dei dell’Olimpo, nella personificazione delle Ore, in una splendida versione ermafrodita di Adamo ed Eva, dove i due progenitori si fondono grazie alla fotografia lenticolare, ma anche nei Prigioni di Michelangelo e in figure storiche, mitologiche e letterarie come Pinocchio, Dante Alighieri o Giuseppe Garibaldi. Un gioco di citazioni e rimandi in bilico fra cultura alta e cultura bassa in cui Ontani racconta il suo gusto per il travestimento.
EvAdamo, 1973-2004
GaribalDiOnore, 2003, © Courtesy Galleria Lorcan OíNeill

Neanche a dirlo la mia opera preferita è un collage di fotografie che richiamano l’India (fra le quali il San Sebastiano indiano mi ha lasciato senza fiato) che l’artista ha allestito personalmente decorando la parete col suo inconfondibile tocco. Mi sono quasi commosso, ricordando quando Claudia mi raccontava dei confetti dorati che trovava in casa o in galleria dopo il suo passaggio.


La parete decorata da Luigi Ontani per la personale “Er” “Simulacrum” “Amò” alla GAMeC di Bergamo
San Sebastiano Indiano, Jaipur, 1976, © Galleria Mazzoli, Modena
Foto: Rolando Paolo Guerzoni, Modena
Divertente, poliedrico e straordinariamente colto, Ontani rappresenta una parte fondamentale della nostra storia artistica, quindi non perdetevi la mostra: c’è tempo fino all’11 gennaio.


Luigi Ontani. "er" "SIMULÀCRUM" "amò"
a cura di Giacinto Di Pietrantonio
GAMeC, Bergamo
Via San Tomaso, 53  
3 ottobre 2014-11 gennaio 2015


venerdì 3 ottobre 2014

Comprare in asta? Solo per beneficenza


Non mi riconosco certamente nel modello di collezionista che frequenta le aste. Ho bisogno di conoscere le opere da vicino, di lasciarmi affascinare dall’allestimento della mostra, se possibile anche di conoscere e scambiare due parole con l’autore. Mi ritengo molto fortunato perché ho avuto l’occasione, durante i miei viaggi, di frequentare alcuni studi d’artista: quando inizi la tua avventura di collezionista in questo modo, è difficile abituarsi al ritmo frenetico della battuta e all’ambiente asettico della casa d’asta.


L’unica eccezione sono le aste di beneficenza. Trovo siano un modo intelligente ed elegante per dedicarsi a una causa, soprattutto se la selezione delle opere messe a disposizione è accurata. 
Per questo motivo vi invito a partecipare alla serata di mercoledì 15 ottobre dalle 19.00 a Palazzo Isimbardi a Milano (Corso Monforte 35). Il titolo dell’asta è Scusate il disturbo, un gioco di parole che ricorda la causa cui è dedicata: l’intero ricavato sarà devoluto alla cooperativa ONLUS Il Volo che si occupa di giovani con disturbi psichiatrici borderline. 

Il catalogo è consultabile online, ma vi posso anticipare che troverete opere di artisti italiani di diverse generazioni, oltre a una serie di sedie Kartell (le famose Masters disegnate da Philippe Starck con Eugeni Quitllet) rese uniche attraverso rivisitazioni e interventi pittorici.
Io non mancherò, vi aspetto!