domenica 5 ottobre 2014

Un pomeriggio a Bergamo per Luigi Ontani

Annunciazione, 1973
Una mostra di sola fotografia, qualche incursione nella cultura indiana e lui, Luigi Ontani, artista che ho imparato a conoscere e ad amare grazie a Claudia Gian Ferrari. Tutti ottimi motivi per andare alla GAMeC di Bergamo a visitare la mostra personale curata da Giacinto di Pietrantonio che ha inaugurato lo scorso giovedì. Già il titolo della mostra rivela la travolgente ironia dell’artista: “Er” “Simulacrum” “Amò” è un gioco linguistico nato dal nome della città che la ospita, Bergamo, da cui Ontani ha eliminato la “B” e la “g”. Fra le sillabe rimaste è collocata la parola Simulàcrum, che rimanda all’immagine intesa come apparenza e al meccanismo dell’imitazione e del travestimento. Un gioco al confine fra verità e finzione che da quarant’anni è il leitmotiv della sua poetica. 


La mostra raccoglie un'accurata selezione di opere fotografiche che attraversano tutta la sua carriera, ma Ontani non è un fotografo. La fotografia è piuttosto lo strumento prediletto per documentare le sue performance artistiche, ispirate ai tableaux vivants realizzati durante la rivoluzione francese e tornati in voga nei salotti della Roma di inizio XX secolo, ma anche alle interpretazioni viventi dei Vangeli diffuse nel Medioevo o ai trionfi allegorici rinascimentali e barocchi.

Meditazione après de la Tour, 1970
© Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma
Al secondo piano della GAMeC vediamo quindi il suo corpo trasformarsi di sala in sala negli dei dell’Olimpo, nella personificazione delle Ore, in una splendida versione ermafrodita di Adamo ed Eva, dove i due progenitori si fondono grazie alla fotografia lenticolare, ma anche nei Prigioni di Michelangelo e in figure storiche, mitologiche e letterarie come Pinocchio, Dante Alighieri o Giuseppe Garibaldi. Un gioco di citazioni e rimandi in bilico fra cultura alta e cultura bassa in cui Ontani racconta il suo gusto per il travestimento.
EvAdamo, 1973-2004
GaribalDiOnore, 2003, © Courtesy Galleria Lorcan OíNeill

Neanche a dirlo la mia opera preferita è un collage di fotografie che richiamano l’India (fra le quali il San Sebastiano indiano mi ha lasciato senza fiato) che l’artista ha allestito personalmente decorando la parete col suo inconfondibile tocco. Mi sono quasi commosso, ricordando quando Claudia mi raccontava dei confetti dorati che trovava in casa o in galleria dopo il suo passaggio.


La parete decorata da Luigi Ontani per la personale “Er” “Simulacrum” “Amò” alla GAMeC di Bergamo
San Sebastiano Indiano, Jaipur, 1976, © Galleria Mazzoli, Modena
Foto: Rolando Paolo Guerzoni, Modena
Divertente, poliedrico e straordinariamente colto, Ontani rappresenta una parte fondamentale della nostra storia artistica, quindi non perdetevi la mostra: c’è tempo fino all’11 gennaio.


Luigi Ontani. "er" "SIMULÀCRUM" "amò"
a cura di Giacinto Di Pietrantonio
GAMeC, Bergamo
Via San Tomaso, 53  
3 ottobre 2014-11 gennaio 2015


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