mercoledì 22 aprile 2015

Che sorpresa ritrovare Shadi Ghadirian a Milano!

Quella che vi racconto oggi è la storia di una coincidenza che domani mi porterà a incontrare per la seconda volta un’artista che ho conosciuto durante il famoso viaggio in Iran di qualche anno fa, una delle definitive folgorazioni che mi ha portato a diventare collezionista. Stavo passeggiando per gli stand del MIA, la fiera di fotografia di Milano che ha confermato essere viva e stimolante più che mai, quando ho riconosciuto le famosissime fotografie di Shadi Ghadirian. Sono certo che sapete di cosa sto parlando: quelle immagini di donne ricoperte da chador floreali i cui volti sono tramutati in utensili da cucina: guanti di gomma, bollitori, ferri da stiro e così via. Sono lavori dei primi anni duemila ormai pressoché introvabili. Il mio amico Giuseppe ebbe la lungimiranza di acquistarne diversi proprio durante quel viaggio. Potete dunque immaginare il mio stupore nello scoprire che da domani fino al 21 giugno la galleria Officine dell’Immagine le esporrà a Milano in occasione della sua più più grande personale italiana. Era ora!


Shadi Ghadirian, 40 anni, è ormai ben nota a livello internazionale, con all’attivo mostre al British Museum di Londra e al CCCB di Barcellona e opere acquistate dal Centre Pompidou di Parigi, dal Victoria and Albert Museum di Londra, dal Boston Fine Art Museum, giusto per citarne alcuni. Finalmente anche l’Italia le dedica il giusto spazio, anche se non a livello istituzionale (nostra grave pecca sul contemporaneo, si sa…) con la mostra The Others me, che ripercorre i momenti salienti della sua ormai quindicinale carriera attraverso le sue diverse serie fotografiche. 


Dalla già citata Like everyday (quella degli utensili) alla precedente Qajar (1998), dove in scenari d’epoca, Shadi Ghadirian aggiunge alcuni oggetti proibiti della modernità, come macchine fotografiche, telefoni, cosmetici femminili oppure occhiali da sole, creando una collisione scenica ed evidenziando le contraddizioni della sua cultura. Sono molto curioso anche di vedere i suoi lavori più recenti, come la serie Miss Butterfly, che ho visto ultimamente in qualche fiera e trovo molto eleganti grazie al bianco e nero. Donne sole intente a tessere ragnatele ricordano un’antica favola iraniana in cui una farfalla desiderosa di incontrare il sole cadde prigioniera nella tela di un ragno. Un’altra delle intelligenti metafore cui Shadi ci ha abituati per affrontare con raffinatezza ma anche grande effetto, lo scontro fra modernità e tradizione della sua cultura dal punto di vista delle donne. 

L’inaugurazione sarà domani sera e vi consiglio di non perderla se anche voi volete conoscere Shadi di persona. Io sono già certo che mi emozionerò, ricordando il nostro primo incontro in Iran… ritrovarla a Milano è stata una sorpresa unica. 


Shadi Ghadirian. The Others me
Milano, Via Atto Vannucci 13
dal 23 aprile al 21 giugno 






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