giovedì 30 aprile 2015

Ibrahim Mahama: amore a prima vista! In attesa della Biennale di Venezia

Come promesso continuo a parlarvi di quegli artisti ed eventi che seguirò la prossima settimana in occasione dell’inaugurazione della Biennale di Venezia. Oggi tocca a Ibrahim Mahama, giovane artista del Ghana che mi ha stregato già da un po’ e che credo potrebbe rivoluzionare la mia collezione. Ma non vi svelo troppo, parliamo di lui. 

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Suley, 2014 - foto via Artsy
I lavori di Ibrahim Mahama mi hanno colpito fin dal primo sguardo. E non potrebbe essere altrimenti, date le dimensioni che superano sempre almeno i due metri. Si tratta di grandi installazioni realizzate cucendo fra loro come in un patchwork decine e decine di sacchi di iuta derivati dal commercio del cacao e poi riconvertiti per il trasporto del carbone. I sacchi raccontano dei loro viaggi, avendo ancora impressi i nomi delle città dove hanno fatto scalo e i marchi delle aziende che se li sono scambiati. Non solo: talvolta Mahama li decora a sua volta inserendo stampe di produzione cinese o africana, dichiaratamente low profile e di scarsa qualità. 

L’obiettivo di Mahama è quello di ragionare sulla globalizzazione dei mercati, stimolandoci a indagare sulla vera origine delle merci e rendendo evidente il meccanismo dello sfruttamento su cui si fonda gran parte dell’economia mondiale. Per questo motivo le prime installazioni sono nate nei mercati del Ghana e solo in un secondo momento in gallerie e musei. Opere d’arte pubblica che riportano quei sacchi nei luoghi da cui provengono. 

Da ieri le sue opere sono in mostra a Brescia, alla A Palazzo Gallery, complice del mio innamoramento perché è proprio nel loro stand di MiArt sono capitolato di fronte a uno dei suoi immensi lavori. Se anche voi volete farvi togliere il fiato dalla potenza di queste installazioni… preparatevi perché a Venezia Ibrahim Mahama supererà se stesso. Invitato dal curatore della Biennale Okwui Enzewor a rappresentare il Ghana, l’artista si è appropriato dei muri dell’Arsenale ricoprendoli di suoi vecchi abiti.  

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Civil occupation, 2014 - foto via Artsy

Se volete incontrarlo personalmente non perdete la presentazione del suoi libro Out of bounds, in conversazione con il curatore Osei Bonsu alle 14.30 del 7 maggio, sempre all’Arsenale

Io invece vi aspetto per la prossima news sulla Biennale 2015

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