giovedì 21 gennaio 2016

L'Edicola Radetzky val bene una passeggiata in Darsena

I non milanesi non me ne vogliano, ma anche oggi voglio parlare di quanto nell’ultimo anno il capoluogo lombardo sia cresciuto, abbia saputo rinnovarsi e credere in progetti alternativi. Voglio parlare dell’Edicola Radetzky. Avete presente quell’edicola liberty abbandonata che si trova lungo la Darsena? Magari ci sarete passati di fianco milioni di volte senza nemmeno notarla. 

Ebbene, da qualche mese quell’edicola in disuso ormai da quasi un decennio è protagonista di progetto di restauro un po’ fuori dal comune. A gestirlo un’associazione di giovani artisti (Progetto Città Ideale: Mirko Canesi, Fiorella Fontana e Stefano Serusi con la direzione artistica di Andrea Lacarpia) che ha avuto l’intuizione di trasformare questo bene storico milanese in un polo espositivo dedicato all’arte contemporanea



 L’idea interessante non è solo la possibilità di vedere riqualificato un pezzo di storia di Milano, come emerge bene anche dal suo nome, Radetzky, ereditato dal supporto sul quale nell’Ottocento erano affissi i bandi dell’omonimo terribile governatore. Il progetto è infatti una preziosa opportunità per riflettere sulle potenzialità comunicative dell’arte contemporanea, sul suo apporto al contesto cittadino e la sua azione sull’immaginario collettivo, coinvolgendo anche chi di arte non si intende né si occupa, come turisti e passanti. 

Un’esperienza di arte pubblica e un momento di aggregazione sociale che funziona già da ottobre, quando il Cantiere Radetzky ha preso avvio, con artisti che si alternano instancabili ai lavori ogni weekend. Ma non solo. Mirko Canesi e Andrea Lacarpia hanno chiesto agli stessi di pensare a un progetto artistico site specific, che anticipa quello che diventerà l’Edicola una volta terminato il restauro: uno spazio espositivo a lungo termine intimamente connesso al tessuto urbano



Domenica 24 dalle 11 alle 14 i curatori e gli artisti si ritroveranno per fare il primo punto della situazione, mostrando per la prima volta tutti insieme i progetti realizzati fin qui

C’è chi ha riflettuto sul tema del lavoro, come Giuseppe Buffoli e la sua cassetta degli attrezzi dal sofisticato gioco di incastri, le spatole ergonomiche e i grembiuli con stampe psichedeliche di Daniele Carpi, i cappellini con logo dipinto a mano di Giovanni De Francesco, il telo protettivo di Mirko Canesi che riproduce i marmi policromi di una pavimentazione, la casacca luminosa di Yari Miele, la tenda che riprende una tag presente sulla superficie dell’Edicola di Davide Spillari, i segnali luminosi di Devis Venturelli o la transenna di Fiorella Fontana



Altri si sono concentrati sulla dimensione temporale che il lavoro di restauro comporta, come la pietra di salgemma che lentamente si scioglie in riva alla Darsena di Marcello Tedesco, il dipinto realizzato all’interno da Adi Haxhiaj, le conchiglie di cartapesta rosa donate ai passanti di Stefano Serusi (un lavoro dalla connotazione anche relazionale, dunque), gli occhi apotropaici posizionati sul tetto da Lorenzo Manenti. Il lavoro di Francesco MalutaSerena Vestrucci è forse il più vicino alla funzione originaria dello spazio espositivo: un quotidiano che recita in copertina "Today we should be thinking about Edicola Radetzky". 

Ma c’è molto altro e vi invito a scoprirlo domenica o nei prossimi weekend. Troverete gli artisti a vostra disposizione per parlarvi del progetto di fronte a questo piccolo gabbiotto in ferro che in fondo è la metafora della storia di Milano: distrutto e ricostruito a ripetizione perché niente a Milano muore veramente, ma tutto si trasforma


Complimenti a Progetto Città Ideale! Qui sotto continua la gallery. 










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