Senza voler essere blasfemi si può definire
Goshka Macuga una e trina. Anzi multiplo: nella sua ricerca non veste
semplicemente i panni di artista, ma è contemporaneamente autrice, curatrice,
collezionista, ricercatrice e ideatrice di mostre. La Fondazione Prada di Milano inaugura
domani la personale della polivalente artista polacca dal titolo To the Son of Man Who
Ate the Scroll, che occuperà gli spazi del Podium e della Cisterna.
La mostra è di quelle da non perdere perché si
colloca al culmine della ricerca di Macuga, da sempre focalizzata sul desiderio
di trovare una metodologia di categorizzazione di materiali e informazioni
attorno a questioni ontologiche come il tempo, l’origine, la fine, il collasso
e la rinascita.
Sculture, installazioni, fotografie,
architetture e progetti di design: tutto concorre alla descrizione dell’universo
creativo Macuga e alle sue riflessioni sul destino dell’uomo in relazione alla
realtà artificiale. Protagonista è la memoria, intesa come sia come meccanismo decisamente
umano sia come supporto artificiale, poiché l’uno non potrebbe esistere e
sopravvivere senza l’altra. Il rischio che la seconda prevalga e il nostro
destino venga sopraffatto dal post-umano affascina l’artista.
Che il futuro sia nelle mani dell’intelligenza
artificiale? Se volete conoscere l’opinione di Goshka Macuga ci vediamo domani
alle 18.30 alla Fondazione Prada.
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