giovedì 31 marzo 2016

Tornano gli incontri a MiramArt: si parla di restauro del contemporaneo con Isabella Villafranca di Open Care

Oggi vi parlo di due realtà che ormai conoscerete bene perché ne ho scritto più volte. La prima è l'associazione MiramArt, ospitata dal Grand Hotel Miramare di Santa Margherita, che ormai ha compiuto un anno di mostre appuntamenti che hanno a che fare con l'arte contemporanea. L'altra è Open Care, o meglio la direttrice del suo eccellente dipartimento di restauro, Isabella Villafranca, alla quale da anni affido la cura delle mie opere.

Vi avevo già parlato di In Opera, il suo libro sul restauro del contemporaneo. Sabato 2 aprile si terrà un nuovo evento di presentazione proprio da MiramArt, dove interverranno anche Ilaria Bonacossa, direttore artistico del Museo di Villa Croce di Genova ed Ettore Burganza, collezionista ed esperto consulente per il progetto BAG della Bocconi.


Trovate tutte le info nella locandina qui a fianco. Il dialogo sarà come sempre intrigante e ricco di spunti, quindi evento consigliassimo!

Eccola Isabella Villafranca al lavoro!


Come sempre evento chiama evento e MiramArt inaugura contestualmente una mostra di fotografia intitolata MiramART Photography Collection, con opere di Salvatore Arancio, Elisabetta Benassi, Andrea Botto, Giorgio Andreotta Calò, Daniel Gustav Cramer, Charlotte Dumas, Haris Epaminonda, Francesco Gennari, Luigi Ghirri, Claudio Gobbi, Elad Lassry, Adrian Paci, Calla Henkel & Max Pitegoff, Diego Perrone, Uriel Orlow, Luca Vitone. Sotto trovate una bella gallery! 
























giovedì 24 marzo 2016

Sembra un sogno: arriva a Milano un nuovo centro per l'arte contemporanea!

Perdonatemi, queste settimane saranno assolutamente Milanocentriche ma si sa che aprile è un mese cruciale per questa città che diventa sempre più bella. Sempre nel weekend di MiArt arriva una piacevole novità per collezionisti e amanti dell’arte. Sto parlando di FM Centro per l’Arte Contemporanea. 

Che cos’è? A elencare tutto quello che conterrà sembra un sogno. Si va dall’area espositiva dedicata a collezioni italiane e internazionali al temporary space per le gallerie d’arte contemporanea. Poi ci sarà un’innovativa formula di deposito visitabile per i collezionisti che desiderano rendere accessibili al pubblico le loro collezioni e una serie di archivi d’artista

Se questo non vi basta, prestissimo partirà anche un programma di residenze per artisti, cicli di proiezioni e di incontri dedicati al collezionismo e all’arte contemporanea. Il tutto con l’obiettivo di raccogliere (e direi: finalmente!) in un unico contesto i soggetti e le funzioni connesse alla valorizzazione, esposizione e conservazione dell’arte.


Ma dove si trova questo bellissimo centro? La sede è lo storico complesso industriale dei Frigoriferi Milanesi in via Piranesi 10 a Milano. Qui, ormai da diversi anni, è attiva Open Carerealtà promotrice oltre che ospite di FM Centro per l’Arte Contemporanea, una realtà che peraltro conosco benissimo perché a loro mi affido per i trasporti e il restauro delle mie opere. 

Altissima professionalità, dimostrata anche dal board selezionato per la direzione artistica, che vede Marco Scotini affiancato da esperti del calibro di Vasif Kortun (direttore, SALT, Istanbul), Grazia Quaroni (Senior Curator / Head of Collections, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris), Charles Esche (direttore, Van Abbemuseum, Eindhoven), Hou Hanru (direttore artistico, MAXXI, Roma), Enea Righi (collezionista, Bologna). 

Segnate allora in agenda la data dell’inaugurazione: 7 aprile. Si inizia con una mostra dedicata agli anni Settanta, L’Inarchiviabile/The Unarchivable.


Io sono curiosissimo ed entusiasta per questa nuova perla milanese: ci vediamo là! 
Trovate le info qui

giovedì 17 marzo 2016

Fra i vari eventi non perdete come sempre la nuova mostra alla Fondazione Prada

Solo un paio di giorni fa scrivevo della primavera di Milano che attendo con ansia e proprio oggi inaugura uno dei tanti eventi da non perdere. Dopo la mostra di Goshka Macuga torna l’instancabile Fondazione Prada con la collettiva L’image volée curata dall’artista Thomas Demand.

Lasciare che siano gli artisti a diventare curatori ormai pare essere un trend, ma spesso i risultati sono assai più interessanti. A dirla tutta il tema scelto da Demand non è fra i più originali: L’image volée va alla ricerca delle modalità con cui tutti noi ci richiamiamo a modelli preesistenti. Questo vale a maggior ragione per gli artisti, in bilico fra originalità, invenzione, copie e furti. 


Si prospetta comunque una mostra interessante dal punto di vista iconografico che include più di 90 lavori realizzati da oltre 60 artisti dal 1820 a oggi e suddivisa in tre macro sezioni che seguono altrettante possibili direzioni d’indagine: l’appropriazione fisica dell’oggetto o la sua assenza, la sottrazione relativa all’immagine piuttosto che all’oggetto concreto e, infine, l’atto del furto attraverso l’immagine stessa. La mostra è stata concepita come un’esplorazione anticonvenzionale di questi temi, affrontati seguendo un approccio empirico. 

foto dell'installazione via fondazioneprada.org
Diamo fiducia ancora una volta alla ricerca di Fondazione Prada e segniamo in agenda l’appuntamento. Tutte le info qui


martedì 15 marzo 2016

La primavera di Milano inizia con Trussardi e Sarah Lucas

Ufficialmente non è ancora primavera, ma io sento già l'aria frizzante di una Milano che si fa bella nell'attesa di MiArt. Della fiera, poi, chissà a chi importa. Ma tutto il fermento collaterale, quello sì che riempirà le nostre giornate e i nostri occhi.

Comincio col parlarvi del progetto della Fondazione Nicola Trussardi, che dopo la mostra estiva sul tema della madre cerca di stupirci di nuovo portando una delle artiste più popolari del momento in un luogo che Milano ha da poco riscoperto. Sto parlando di Sarah Lucas, reduce da un'esplosiva Biennale di Venezia, che realizzerà dei progetti site specific all'Albergo Diurno Venezia di Piazza Oberdan.

Sarah Lucas
foto via tate.org.uk
Pensare a Sarah Lucas nella poetica architettura di Portaluppi forse vi farà storcere il naso, ma pensateci bene: il suo lavoro da sempre indaga il tema del corpo nella nostra società. Quale posto migliore di un bagno pubblico nato per la cura e la bellezza?

Certo, l'irriverenza dell'artista britannica (che forse ci ha anche un po' stufato) non mancherà di permeare anche i sotterranei di Piazza Oberdan. Staremo a vedere. Intanto ancora una volta faccio i complimenti a Massimiliano Gioni per il coraggio. In questa occasione il curatore storico di Fondazione Trussardi è affiancato da Vincenzo De Bellis, direttore di MiArt.

L'operazione non sarebbe stata possibile senza il sostegno del FAI che si è occupato del restauro in questi mesi e ha concesso alla squadra di Gioni l'impresa.

Uno scorcio dell'Albergo Diurno
foto via fondoambiente.it
Mi raccomando: per assistere alle performance e visitare il progetto bisogna prenotarsi a partire dal 29 aprile! Succederà tutto esclusivamente nel weekend di MiArt ossia 8-9-10 aprile. Trovate tutte le info qui

sabato 12 marzo 2016

Studi Festival a Milano: l'esperienza più vera per un collezionista

Come vi ho raccontato più volte, le esperienze più emozionanti della mia vita di collezionista sono sempre state le visite agli studi degli artisti. Solo in quel momento si riesce ad entrare a pieno nella loro storia e nella loro poetica. Per questo motivo adoro l’iniziativa milanese Studi Festival, che torna in splendida forma dopo una campagna di crowdfunding dal 15 al 19 marzo

Che cos’è Studi Festival? Cinque intensissimi giorni in cui gli artisti milanesi aprono i loro studi, ma non solo. Non si tratta di semplici studio visit, ma di vere e proprie mostre e collaborazioni che vedono intrecciarsi generazioni, esperienze, medium diversi. Una bella boccata d’aria fresca per Milano, in attesa di appuntamenti più istituzionali come MiArt. 



L’iniziativa è nata ovviamente da un gruppo di artisti Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini (il duo Premiata Ditta), Claudio Corfone e Rebecca Moccia – e in questa seconda edizione è cresciuto fino a coinvolgere  77 studi, con allestite altrettante mostre, di oltre 500 creativi. 

Chi partecipa? Da esordienti appena usciti dall’Accademia di Brera a nomi come Stefano Arienti, Vedovamazzei, Luca Pancrazzi, Alice Cattaneo, Gianni Caravaggio o Liliana Moro, fino ai maestri Mario Airò e Getulio Alviani.

Per la prima volta ci saranno anche eventi collaterali, 15 in tutto, in spazi indipendenti e location speciali aperte solo per il festival, come la mostra curata da Adrian Paci per la Fondazione Pini

Trovate il programma completo qui

Buon tour!

mercoledì 9 marzo 2016

Scoprite Tony Lewis al Museo Marino Marini di Firenze

Vi avevo già parlato del Museo Marino Marini di Firenze tempo fa, a proposito della mostra personale di Francesco Gennari, artista che seguo e amo molto. Sono contento di poterne scrivere di nuovo e seguire sempre la programmazione orchestrata dal bravissimo direttore Alberto Salvadori. Questa volta l’occasione è la prima mostra di Tony Lewis in uno spazio istituzionale italiano che inaugura sabato 12

Tony Lewis è nato a Los Angeles nel 1986, è giovane e talentuoso e da anni vive e lavora a Chicago. Lo avrete già visto sicuramente da Massimo De Carlo a Milano.

Questa mostra è speciale: studiata per gli spazi della cripta del museo, una sfida certo non semplice e uno spunto assai diverso dai white cube delle gallerie d’arte contemporanea. Tony Lewis si conferma così come uno degli artisti più interessanti del momento fra i concettuali americani, prediligendo nelle sue opere l’analisi del linguaggio, delle parole e il loro effetto. Il suo lavoro è prevalentemente costruito in relazione alla scrittura e al suo valore semantico e lessicale. 



Per la prima volta l’artista ha deciso di lavorare con un materiale diverso dalla grafite, utilizzando per una delle opere dei pigmenti puri tipici della tradizione pittorica fiorentina.

L’opera più suggestiva credo sarà la scritta a parete, 7 look people in the eye, realizzata con viti, elastici e pigmenti, che evoca una sentenza delle centinaia che moralisticamente andavano a costruire la grammatica del comportamento per le famiglie della working class e piccola borghesia americana contenute nel libro Life’s little instruction book


Non vedo l’ora di visitare nuovamente il Museo Marino Marini e invito tutti voi di passaggio a Firenze ad andarci! 
Se volete sapere di più sul museo e il suo direttore leggete una delle ultime interviste qui

venerdì 4 marzo 2016

Da Riccardo Crespi Wunderkammer è partecipazione

Non so se vi siete già imbattuti in questo nuovo progetto di Riccardo Crespi: la sua Wunderkammer, di cui vi avevo parlato ormai tanto tempo fa, si è trasformata in un’idea di cultura partecipativa dove finalmente anche noi collezionisti possiamo dire la nostra. 

Diversi mecenati sono invitati a portare in galleria l’opera di giovani artisti italiani per offrire loro non solo uno spazio e visibilità, ma soprattutto la possibilità di intavolare relazioni e conversazioni fra collezionisti e curatori in maniera genuina e costruttiva. 

Il primo appuntamento è stato con l’artista Luigi Ballario (1988), scelto da Paolo Gori e con la curatela di Federica Boràgina. Ora tocca a Sebastiano Sofia con Quello che il bruco chiama fine del mondo, presentato dal grandissimo Giorgio Fasol, con la curatela di Denis Isaia.

Sebastiano Sofia (Verona, 1986) è stato allievo di Luca Trevisani. Nel suo lavoro tratta la materia come transitorietà e movimento e la sovversione delle categorie di specie e genere.


L’appuntamento è per giovedì 10 alle 18.30 da Riccardo Crespi


mercoledì 2 marzo 2016

Marzia Migliora porta Torino a Milano con la mostra Forza Lavoro da Lia Rumma

Vi avevo anticipato che avrei parlato della personale di Marzia Migliora da Lia Rumma ed eccomi qui, dopo averla vista. Forza Lavoro è una mostra nata quest’estate di fronte all’incendio del Palazzo del Lavoro di Torino: è in quel momento che Marzia ha capito di voler prendersi cura di quell’edificio storico, progettato da Pierluigi Nervi nel 1961. 

Come? Salvandolo attraverso la memoria, ricostruendone i profili di uno dei solai al piano terra del bellissimo spazio di Lia. L’installazione toglie il fiato: tanti piccoli mattoni si inseguono per restituire le linee di forza del disegno di Nervi ma soprattutto per ricordare la forza e la fiducia nel lavoro che gli anni Sessanta in Italia hanno rappresentato. Per questo Marzia ha scelto il carbone: scarto e combustibile insieme, è memoria ma anche forza vitale. 

foto via liarumma.it
Al secondo piano una serie di fotografie si fa testimonianza di quegli stessi spazi, ma con effetti particolari ottenuti grazie a macchine stenopeiche assemblate dalla stessa Marzia con i materiali residui del Palazzo del Lavoro, che a breve verrà inesorabilmente convertito in uno spazio commerciale. 

foto via liarumma.it

Al terzo piano, quasi come in un climax che rende sempre meno materiche le testimonianze legate al Palazzo, un video ci permette di ascoltarne i suoni

foto via liarumma.it

I tre piani di Lia Rumma non sono mai stati così intrecciati e suggestivi, brava Marzia! 

Leggete la sua bellissima intervista per Zero