martedì 24 gennaio 2017

Un artista che non conosco bene ma mi incuriosisce: Ori Gersht da Brand New Gallery

Oggi vi parlo di un artista israeliano che non conosco ancora molto bene, ma le cui immagini mi hanno molto colpito. Sto parlando di Ori Gersht, la cui personale inaugura questa sera da Brand New Gallery.

The Floating World è una serie di fotografie iniziata nel novembre 2015 a seguito di una visita a un giardino Zen situato nei pressi di Kyoto. Microcosmi speciali in ci praticare meditazione e riflettere sull’essenza della natura che si riversano negli scatti di Gersht.



Il lavoro in post-produzione è essenziale: Ori Gersht ha invertito le sue fotografie cercando di creare nuovi spazi che si collocano tra la realtà materiale e quella virtuale. Un esperimento sul reale e il suo riflesso immaginario.

Il risultato mi sembra molto interessante e sono curioso di scoprirlo dal vivo (fino al 9 marzo).

www.brandnew-gallery.com

domenica 22 gennaio 2017

La collezione Giuseppe Iannaccone in mostra alla Triennale di Milano (finalmente!)

Credo che quello di oggi sia uno dei post più emozionanti che abbia mai scritto. Racconta di un carissimo amico che finalmente realizza il suo sogno. Sì, perché Giuseppe Iannaccone, storico complice della mia trasformazione in collezionista, inaugura per la prima volta la mostra completa della sua collezione di arte italiana degli anni Trenta.

Succede il 31 gennaio alla Triennale di Milano, istituzione attenta che ha saputo intercettare il desiderio di Giuseppe di affidare la sua preziosa raccolta al giusto contenitore. E quale migliore casa avrebbe potuto ospitare gli artisti che negli anni Trenta erano le giovani promesse dell’arte italiana, se non l’architettura pensata da Muzio nel 1932-33?



Che mostra vedremo alla Triennale fino al 19 marzo? Il titolo è Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé: uno spaccato del nostro Paese nei decenni più difficili, raccontato attraverso le opere di artisti figurativi, prevalentemente pittori, con un occhio attento all’uomo. A curare la mostra è Alberto Salvadori, insieme ovviamente alla vulcanica Rischa Paterlini che da anni affianca Giuseppe Iannaccone con grande passione.

Per la prima volta avremo la possibilità di passeggiare fra i dipinti che Giuseppe ha attentamente selezionato, desiderato, rincorso in più di vent’anni di ricerche. 96 opere che insieme si sono viste solo nei manuali di storia dell’arte a raccontare di quegli artisti “non allineati”, al di fuori dei canoni di Novecento e del ritorno all’ordine, desiderosi e capaci di cogliere la profondità dell’animo umano in tutte le sue sfaccettature.
Arnaldo Badodi
Ognuno di questi quadri ha poi una storia che sfugge dalle etichette degli storici e dalle datazioni: è la storia che ha portato Giuseppe a volerli con sé. Perché è una raccolta dal grande valore scientifico, ma prima di tutto è il risultato di incaponimenti, telefonate, viaggi, combattimenti all'ultima puntata alle aste, corteggiamento di altri collezionisti per convincerli a vendere i loro capolavori. Il tutto è raccontato nel catalogo edito per l'occasione.
Renato Guttuso

Qualche nome? Birolli, Guttuso, Mafai, Pirandello, Scipione, Vedova… Il percorso espositivo è articolato in nuclei tematici che raggruppano opere di artisti che hanno gravitato attorno a scuole e movimenti o che hanno condiviso momenti ed esperienze, accomunati da affini sensibilità. La Scuola di Via Cavour, i Sei di Torino, Corrente, con una sala intera dedicata a Renato Birolli, di cui Giuseppe è indubbiamente il più attento collezionista, e il “battitore libero”  Filippo De Pisis.

Da non perdere poi il ciclo di tavole rotonde con i più importanti studiosi d’arte del periodo storico tra le due guerre a cadenza settimanale, ogni martedì alle 18.30.

Allora complimenti Giuseppe! E spero di vedervi in molti a consacrare finalmente le meravigliose storie nascoste dietro la nascita e lo sviluppo di una collezione.



Chi fosse molto curioso può cominicare a esplorare il sito della collezione.

venerdì 20 gennaio 2017

Thomas Berra torna con la personale "Dopo il diluvio" a Nova Milanese

Ho conosciuto Thomas Berra quasi due anni fa. Si chiudeva la sua ultima personale da Charly Lioce: un incredibile affastellamento di dipinti, schizzi e disegni a riempire in preda all'horror vacui le pareti della galleria in Via Hayez (che mi piacerebbe tanto veder riaprire, ma questo è un altro discorso).

Non avevo capito che quella mostra avrebbe avuto poi un senso di chiusura. Come se lì dentro Thomas avesse stipato incubi e ricordi, per poi bruciare tutto e ripartire. L'ho compreso solo qualche giorno fa, quando ho scoperto che Thomas torna in mostra negli spazi bellissimi di Villa Vertua Masolo a Nova Milanese, poco fuori Milano. Quando ho scoperto che questa mostra ha un senso fortissimo di rinascita.

La mostra di Thomas Berra da Charly, foto via Zero

In questi due anni Thomas Berra ha lavorato tantissimo, limitando al minimo le esposizioni. Dopo aver bruciato tutto doveva trovare di nuovo la sua strada. Incendio, diluvio, rinascita. E non poteva farlo in modo migliore: ho visto un'anteprima delle sue nuove opere e tutta la dedizione, le notti insonni a dipingere si sono tramutati in un ciclo di dipinti freschissimi, dove la sua propensione al figurativo ha subito una metamorfosi e si avvicina in maniera incredibilmente vicino al pattern.

Qual è l'ispirazione? Come nei migliore dei casi, i libri. Thomas lo racconta benissimo nell'intervista di Lucia Tozzi per Zero. In particolare la lettura di Gilles Clément, le jardinier engagé, il rivoluzionario teorico del Terzo paesaggio e del Giardino in movimento, autore anche dell’Elogio delle vagabonde.

Che cosa emerge da questi libri? La passione per le erbacce, e quindi il sotterraneo, l'incolto, l'adattamento in condizioni avverse, la ribellione nei confronti del controllo. Nient'altro che la fascinazione per le Subculture che Thomas Berra ha esaltato con il suo progetto dell'anno scorso all'Edicola Radetzky. Solo in una declinazine diversa, matura, di ampio respiro. E molto verde.

Fate una gita fuori Milano, sono solo 20 minuti di auto per scoprire la gioia della rinascita, "Dopo il diluvio".

Cura la mostra Simona Squadrito.




Thomas Berra – Dopo il diluvio
da domenica 22 gennaio a domenica 5 febbraio 2017
Villa Vertua Masolo
Via Garibaldi, 1 • Nova Milanese

mercoledì 18 gennaio 2017

Claudia Losi: le nuove opere da Monica De Cardenas

Questa sera l’appuntamento da non perdere è da Monica De Cardenas: Claudia Losi torna in galleria dopo la recente mostra personale alla Collezione Maramotti e la sua partecipazione alla Triennale di Hangzhou in Cina.

Per l’occasione Claudia presenta un nuovo ciclo di opere dal titolo Asking Shelter: sculture che richiamano capanne dalle forma arcaiche e primitive, quasi infantili nei tratti. Mimetizzati tra alcuni rami, abitano le riproduzioni in argento di piccoli insetti dal dorso simile a spine di rosa: luoghi familiari e protettivi, ma che al contempo invitano a mantenere alta la soglia della nostra attenzione.



Tutta la mostra è una sorta di ecosistema, dove i temi della maternità (con la fotografia di un ovulo fecondato tratta da una stampa anni 60) e della metamorfosi (con le farfalle che chiudono l'esposizione) raccontano un universo che attrae e respinge nello stesso tempo, dove rifugio e pericolo coesistono.



Vi consiglio davvero questa mostra attraente e scenografica, avete tempo per visitarla fino al 18 marzo. 



Galleria Monica De Cardenas
Via Francesco Viganò 4 - Milano
www.monicadecardenas.com